La mostra “Avanguardie russe” all’Albergo delle Povere di Palermo ha aperto da poco ed ha già riscosso un ottimo successo tra il pubblico.
E' un viaggio nel mondo onirico, eppure così legato alla realtà del periodo storico del paese, di Kandinskij, Malevic, Rodcenko, Tatlin, ma anche Chagall e Falk.
L’allestimento vede esposte 59 opere di 23 artisti, dallo stile unico ed inconfondibile, unito dal comune denominatore rivoluzionario dei primi decenni del ventesimo secolo,che sconvolse il mondo demolendo la figura degli Zar e della monarchia e che incoraggiava e sosteneva le nuove tendenze ed idee politiche. Un periodo di stravolgimenti che investì ogni aspetto della società, dalle istituzioni agli ideali, dalle tradizioni alla cultura.
L’esposizione è stata allestita in occasione dell’Anno della Cultura Russia – Italia, a cura dell’Assessorato della Regione Sicilia ai Beni Culturali, e sarà visitabile con ingresso gratuito fino al 20 marzo 2012.
La mostra “Avanguardie russe” all’Albergo delle Povere di Palermo ha aperto da poco ed ha già riscosso un ottimo successo tra il pubblico: un viaggio nel mondo onirico, eppure così legato alla realtà del periodo storico del paese, di Kandinskij, Malevic, Rodcenko, Tatlin, ma anche Chagall e Falk. L’esposizione è stata allestita in occasione dell’Anno della Cultura Russia – Italia, a cura dell’Assessorato della Regione Sicilia ai Beni Culturali, e sarà visitabile con ingresso gratuito fino al 20 marzo 2012.L’allestimento vede esposte 59 opere di 23 artisti, dallo stile unico ed inconfondibile, unito dal comune denominatore di quel movimento dell’Avanguardia Russa che si diffuse nei primi decenni del ventesimo secolo, quando la Rivoluzione iniziava a sconvolgere un mondo fino ad allora dominato dagli Zar e dalla monarchia: gli artisti si fecero portatori di quella voce che rifiutava la dittatura zarista, prima, e che incoraggiava e sosteneva le nuove tendenze ed idee politiche, poi. Un periodo di tumulti, di stravolgimenti – una rivoluzione che investì ogni aspetto della società, dalle istituzioni agli ideali, dalle tradizioni alla cultura.
E l’arte, come sempre ha fatto e come – si spera – sempre farà, subì le influenze di questi rimescolamenti, assorbì tutto ciò che la cultura, la letteratura e anche l’economia avevano apportato di nuovo alla società: industrializzazione, filosofie, nuovo assetto delle città, nuove dinamiche migratorie, nuove classi sociali… L’arte parla del popolo, per il popolo, racconta il nuovo modo di vedere il mondo, assorbe le tendenze e ne crea di nuove, contribuendo a definire quelle che saranno le nuove concezioni della società, del lavoro e delle istituzioni nei successivi anni del Ventesimo secolo – i più terribili, i più movimentati, i più intensi, i più rivoluzionari.